La stoffa giusta
Il laboratorio dell’innovazione di Camiceria Turri
Di Victoria Cagol
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Con Nicolò Lacalendola l’azienda di famiglia Turri è arrivata alla terza generazione. Fu fondata nel 1971 da sua nonna, Agnese Turri, quando iniziò a creare a mano le prime camicie nella cantina della sua casa di Jerago con Orago, non lontano dal Lago di Como, nel Nord Italia.

Il lavoro di tessitura continuò ad espandersi fin quando, sotto la guida della madre di Nicolò, Luisa, la famiglia iniziò a collaborare con i maggiori stilisti, tra cui Dolce e Gabbana, Balenciaga e Missoni, solo per citarne alcuni. Le collaborazioni ebbero un tale successo, che la famiglia decise di aprire un proprio laboratorio nei primi anni Novanta, iniziando a realizzare solo alcuni capi per amici e famiglia. Le loro camicie divennero subito famose e la richiesta aumentò esponenzialmente: così nacque Camiceria Turri.

“Sono cresciuto nella Camiceria”, mi dice Nicolò, “il profumo dei tessuti nuovi e il suono cadenzato e metallico delle macchine da cucire sono parte di me, una parte a cui non potrei mai rinunciare!” Nicolò, ora poco più che trentenne, lavora a fianco del padre per soddisfare anche le più particolari richieste della propria clientela.

“Riuscire a capire cosa vuole il cliente e regalare un’esperienza unica in laboratorio è un elemento cruciale”, aggiunge Nicolò. “Laboratorio” è il termine con cui Turri chiama l’atelier di camiceria, perché rievoca l’intenzione di sperimentare che guida l’attività. “Quando un cliente si rivolge a noi, prima di tutto ci concediamo una chiacchierata di fronte a un caffè per capire quali stili e tessuti possano piacergli,” mi racconta. Una volta che la camicia è stata progettata in stretta collaborazione, ne viene realizzata una di prova per valutare la vestibilità sul cliente. Turri utilizza poi questa camicia per perfezionare il modello personale e affinare la vestibilità di tutte le camicie future.

Per andare incontro ai clienti più impegnati e snellire il processo sartoriale, la famiglia mette a disposizione la possibilità di eseguire le misurazioni a domicilio. “Prima della pandemia, offrivamo questo servizio in molti Paesi. Mi spostavo a Londra, Parigi, Monaco.” spiega Nicolò. “Al momento, puntiamo a lanciare i nostri capi a Dubai, senza, però, togliere spazio e attenzione ai nostri clienti locali.”

Un rapporto stretto e personale con i clienti è fondamentale per Turri e contribuisce a garantire una qualità sempre elevata sia del servizio che dei prodotti. Per il team, l’obiettivo di sostenere l’eccellenza dei prodotti artigianali e la reputazione del “made in Italy” inizia già dalla scelta dei migliori materiali. “Nella scelta dei tessuti, prediligiamo prodotti italiani”, conferma Nicolò, “dai bottoni alle fodere, vogliamo mantenere il sapore dell’artigianato locale a 360 gradi”.

Le prime camicie del marchio erano classiche e con colori tradizionali, ma rapidamente le hanno affiancate capi dai tessuti multicolore e dai design più moderni. Nella stagione estiva 2022 sono state lanciate camicie e pantaloncini bowling, mentre le camicie oversized in velluto o nei pregiati cotoni Balmoral di Thomas Mason sono tra i capi più richiesti tutto l’anno.

Come da tradizione sartoriale italiana, la selezione dei tessuti è aggiornata stagionalmente: si passa dagli Oxford e popeline, alla flanella, al lino e alla seta. L’arrivo dei cotoni antipiega, in particolare quelli di Thomas Mason, ha riscosso un notevole successo tra i clienti.

Quando chiedo a Nicolò di descrivere quale sia per lui la camicia perfetta, senza esitare mi descrive una camicia bianca in twill doppio ritorto, preferibilmente con un filato superfine 140s per mantenerla fresca. “Una camicia bianca è come una pizza margherita”, mi dice. “È sempre la scelta giusta e si adatta a ogni occasione.”

Ancora meglio se è tagliata con il colletto Turri, firma del marchio e risultato di un errore di produzione riscontrato mentre l’atelier cercava di risolvere un problema che a volte può verificarsi nella parte posteriore del colletto di una camicia morbida, che si affloscia su sé stesso. Il colletto di casa è un colletto rigido che tiene egregiamente la forma; è simile al classico button-down, ma senza bottoni per tenere il risvolto, e sta benissimo con la cravatta quando allacciato.

Che nascano per caso o per la volontà di rivoluzionare, le nuove idee sono accolte con favore dal duo padre e figlio. Una volta creato un prototipo, è il cliente con il suo giudizio a decidere se il nuovo articolo entrerà o meno in produzione. Se questo ha successo, i produttori si mettono al lavoro e in breve tempo il nuovo modello sarà disponibile sul mercato.

Con l’eredità della famiglia sulle spalle, Nicolò guarda al futuro con ansia ed eccitazione. “La mia preoccupazione maggiore è il cambio generazionale che il laboratorio dovrà affrontare,” dice. “Non sarà un problema solo nostro, ma di tutta la manifattura a livello nazionale. Purtroppo, infatti, le nuove generazioni in Italia non credono che in questo settore ci sia possibilità di successo e carriera.”

Ciononostante, la camiceria si è preparata in modo propositivo a questo prossimo passo e ha assunto apprendisti desiderosi di far proprie le conoscenze e competenze necessarie. Infatti, dalla scorsa estate, fanno parte del team anche tre ragazze provenienti da Iran, Romania e Cina. “Il nostro laboratorio è pronto a diventare multilingue”, sorride Nicolò.

Quando gli domando come si immagini il futuro di Turri, la sua voce si riempie di entusiasmo: “Mi piacerebbe espandere l’azienda ancor di più e far conoscere i nostri prodotti in nuovi mercati. Ma, soprattutto, vogliamo concentrarci sul ridurre il nostro impatto sull’ambiente a livello locale. Questa sarà la prossima sfida da affrontare!”

Scopri di più su Camiceria Turri al sito camiceriaturri.it

Fotografie di Andrea Puggiotto

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