La stoffa giusta
Geneva Custom Shirts: un talento old school a New York
Di Elliot Hammer
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Una delle prime cose che ho imparato su New York è che devi bussare a molte porte. È il paese dell’accoglienza e dei saluti calorosi, ma è difficile andare oltre la superficie. Eppure, dietro la porta della stanza 2A, al 65 di West 55th Street, è possibile trovare un pezzo della vera New York.

Nella stanza d’ingresso c’è una parete tappezzata di fotografie di clienti famosi, compreso qualche presidente e un papa. Ci sono anche diversi attori e costumisti, che si sono affidati a Geneva per la sua meticolosa attenzione ai dettagli: The Aviator, The Departed e Boardwalk Empire solo per citarne alcuni.

Attualmente è Gene Athanasatos a gestire Geneva Shirtmakers. Da bambino Gene ha passato gran parte del suo tempo nel laboratorio del padre, “imparando come fare le cose per bene”. Suo padre Mike è ormai in pensione da qualche anno, ma ha iniziato la sua carriera lavorando nella leggendaria merceria da uomo Sulka. Ed è qui, circondato da alcuni dei capi di abbigliamento maschili migliori al mondo, che Mike ha imparato il suo mestiere, sotto la guida di Chris Batsides, mastro camiciaio di Sulka. Solo dopo un lungo periodo di servizio Mike ha avuto finalmente l’opportunità di aprire il proprio laboratorio: e così nel 1991 nasce Geneva Shirtmakers.

Oggi c’è una foto di Mike appesa al muro dietro al tavolo da taglio di Gene. Gene è molto impegnato e riesco a intravederlo dietro una pila di ordini alta mezzo metro che circonda il suo banco da lavoro. Spesso una sarta si avvicina alla sua postazione per raccogliere il tessuto che lui ha appena tagliato e per mostrare a Gene il lavoro svolto. Mi suggerisce di restare per un po’ e guardare come lavora. Prende un foglio da una delle pile e mi dice “è così che facciamo”. Raramente ho visto una persona così entusiasta del proprio lavoro. Nel frattempo stende un pezzo di cartamodello sul tavolo e lo taglia con una lama affilata.

“La prima cosa che devi sapere è che le matite non sono mai abbastanza”. Lo dimostra la piramide di matite ammonticchiate accanto a lui e che, una per una, vengono perfettamente temperate. “Passerò l’intera giornata qui a lavorare a nuovi modelli ed è importante essere precisi. Uso la grafite per la forma iniziale e poi il rosso per le linee che devono essere tagliate. Non c’è spazio per gli errori”.

Guardo Gene lavorare intorno al cartamodello con diverse forme e righelli. Misura con attenzione, annota qualche formula direttamente sulla carta e la controlla, per poi disegnare definitivamente i segni rossi. Lentamente si inizia a intravedere la sagoma della camicia. Potrei rimanere qui a osservarlo per ore – c’è qualcosa di incredibilmente rilassante e pacifico in un artigiano al lavoro, è quasi meditativo.

La differenza tra una buona camicia e un’ottima camicia risulta enorme quando ne indossi una, mentre l’accuratezza con cui devono essere tagliati i capi su misura è una questione di millimetri. Gene lavora con attenzione partendo dal modello base per poi perfezionare il suo disegno a mano libera – i sarti chiamano questa tecnica “rock of eye” e sono ormai pochi gli artigiani che la praticano ancora. Ogni nuova linea rivela un accorgimento o una tecnica appresa ripetendo e perfezionando il processo migliaia di volte. Ciò che non smetterà mai di stupirmi è come questi modelli bidimensionali si trasformino in oggetti tridimensionali, che si adatteranno perfettamente al corpo di una persona.

Il passaggio successivo prevede che il modello disegnato su carta venga ritagliato. Gene usa un coltello affilato simile a un bisturi per seguire le sue linee rosse. “È tutta una questione di precisione. Non puoi usare le forbici e aspettarti di ottenere le forme che desideri”. Gene contorce il braccio e il polso per consentire alla lama di muoversi liberamente. Il disegno ritagliato emerge dalla carta prima ancora che mi renda conto che è finito.

Gene si sposta sul tavolo accanto con il modello in mano. Preme, segna e taglia il tessuto della camicia prima di piegarlo in un pacchetto ordinato. Mi mostra i trucchi per premere. Per un momento sembra quasi facile, poi mi rendo conto che sta abbinando le righe del tessuto tra i diversi pezzi della camicia: utilizza un sistema di piccole tacche sul suo modello per allineare i diversi pezzi di stoffa. Tiene poi conto di come il tessuto si sposterà con il passaggio del coltello. Pochi minuti dopo la camicia viene tagliata e il modello accuratamente riposto in una busta e archiviato. Il pacchetto di tessuti viene quindi consegnato a una sarta, che cucirà la camicia per la prima prova del cliente.

“Vogliamo avere il controllo di tutte le fasi della realizzazione. Non puoi pretendere che qualcuno produca le tue camicie dall'altra parte della città o addirittura del mondo e pensare di ottenere un risultato perfetto. Quello che vedi qui invece è tutto il processo. Le persone sono affascinate dal lavoro artigianale e vogliono sapere dove e come sono fatte le cose. Beh, eccoci qui!”
— Gene Athanasatos

Tra il brusio delle macchine da cucire e le immacolate camicie appese alle grucce ci sono anche pezzi d’antiquariato, come la vecchia pressa a vapore posizionata nella stanza sul retro. Gene vi appoggia un colletto e la macchina si aziona emettendo un forte rumore. “Non se ne vedono più così in giro, sono state realizzate tutte su misura decenni fa”, commenta. Il forte sibilo si attenua, le morse della pressa si aprono e rivelano un colletto immacolato. “Non è facile portare avanti tutto questo, ma ogni giorno si può sempre imparare qualcosa”.

Ogni sartoria ha il proprio stile e un modo di fare le cose, ma nessuno nella Grande Mela realizza camicie come Gene. C’è un qualcosa nel processo, qualcosa di impalpabile. Da Geneva non pagherete per inutili fronzoli. Non aspettatevi champagne alla porta o confezioni profumate, qui verrete per ciò che conta davvero: essere consigliati da persone esperte ed essere testimoni di un talento raffinato. Geneva Shirtmakers realizza camicie autentiche. Per me, solo sapere che qualcosa del genere accade ancora oggi a New York, vale già il prezzo.

 

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(Foto di Elliot Hammer)

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