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La guida di Stoccolma ad opera dei ragazzi di Rubato
Di Charlie Thomas
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Può essere sorprendentemente complicato realizzare un guardaroba di capi essenziali, di quelli che puoi mettere senza nemmeno pensarci perché tanto sai già che starai bene. Bisogna tener conto della palette di colori, della necessità di abbinare toni complementari che non cozzino tra loro; scegliere uno stile e fonderlo con pezzi casual ed eleganti, che è già di per sé un’impresa difficile. Un’ottima soluzione è fare shopping da Rubato. Questo marchio svedese è nato solo da pochi anni ma si è già confermato come uno dei principali protagonisti tra gli atelier più raffinati e di alto livello, che affonda le radici in un design classico, rinfrescato dall’aggiunta di piccoli dettagli contemporanei.

“Semplice” è un vocabolo ampiamente diffuso nel mondo dell’abbigliamento maschile, ma qui trova una vera e propria declinazione. Quella che è nata come un’attività di maglieria si è presto trasformata in una proposta sartoriale a tutti gli effetti, composta da eleganti chino di ispirazione militare, jeans in denim cimosato di produzione giapponese e camicie da lavoro chain-stitched in morbido chambray. Sono capi facili da indossare, realizzati con tessuti interessanti, piacevoli al tatto, ma dalla sensibilità vintage. Il che ha perfettamente senso dal momento che i proprietari, Carl Pers e Oliver Dannefalk, si sono incontrati inizialmente proprio in uno dei primi negozi vintage di Stoccolma. “Ero cliente di un negozio che Oliver gestiva,” racconta Carl. “Stavo lavorando in tutt’altro settore all’epoca, ma sentivo l’esigenza di un cambiamento e così, di punto in bianco, gli chiesi se avesse posto per qualcun altro. Si è scoperto che in effetti gli serviva davvero una mano, così lasciai il mio vecchio lavoro e iniziai una collaborazione part-time con Oliver.”

Interessi simili e una passione comune per lo stile classico, non ci volle molto perché gli ingranaggi cominciassero a girare e i due si mettessero in proprio. “L’idea di Rubato nacque dalle nostre discussioni su stile e prodotti,” spiega Oliver. “Ben presto ci siamo resi conto che la cosa che volevamo di più e che non riuscivamo a trovare sul mercato era la maglieria. Che è appunto da dove siamo partiti nel 2018. L’abbiamo fatto principalmente per noi stessi. Non immaginavamo che potesse diventare un’azienda in grado di sostenere entrambi.”

Con un forte senso estetico nel design e una minuziosa attenzione per il dettaglio, non sorprende che il brand abbia spiccato il volo. Ma per Carl fu uno schock. “Ricordo che dissi: ‘Se vendiamo cinque maglie posso ritenermi contento.’ Fu un successo straordinario, anche grazie al sito web. Tutto era nuovo e imparavamo strada facendo. Poi, a un certo punto: ‘Oh, wow! Abbiamo venduto tutto.’” Come molti dei marchi più interessanti di oggi, anche Rubato ha una sua storia, che si intravede nelle iconiche fotografie che pubblica su Instagram, ma anche nella sezione “Objects” del suo sito web, che comprende orologi “jump hour” anni Trenta, mobili di metà secolo e libri rari. Non si tratta solo di vestiti, ma di stile di vita.

Carl riassume bene quest’idea. “Molte persone pensano che l’ispirazione per l’abbigliamento possa provenire solo dai vestiti. In realtà, guardare cose belle, prodotti belli, oggetti belli, o magari anche solo una fantastica cena può essere di grande ispirazione.” Oliver prosegue: “Siamo liberi di esplorare qualsiasi aspetto che sentiamo far parte del mondo Rubato. C’è qualità, bellezza, romanticismo… Tutto ciò che ci sembra avere un posto, trova posto. È tutta una questione di emozioni che possono scaturire da cose diverse. Che si tratti di una cena, una conversazione con un amico su tutt’altro argomento, o cose più ovvie come l’arte o l’architettura, tutto può influenzare i nostri capi.”

È evidente che sia Carl che Oliver abbiano un ampio spettro di interessi, tutti correlati al loro gusto invidiabile e al loro occhio per il bello. Quando si tratta di dare consigli su cose da vedere e da fare o posti dove mangiare a Stoccolma, non si può far altro che seguire la loro pratica guida qui di seguito.

La Stoccolma di Carl e Oliver

C’è un carinissimo locale che fa ramen chiamato Restaurant Tengu che ha aperto nella ex scuola di architettura. È un edificio brutalista che risale alle fine degli anni ‘60. Suscitò molto scalpore quando fu costruito. La gente pensava che fosse la struttura più brutta mai realizzata. Ci sono diversi posticini orrendi eretti in quegli anni a Stoccolma. Ma di certo questo non è uno di loro. Offrono un’ottima selezione di vini e birre e molto altro. Dato che pranziamo quasi sempre lì, tendiamo a bere solo una decina di pinte…

Quando si tratta di cenare, siamo piuttosto conservatori. Ci sono tanti posti stupendi a Stoccolma. Di solito optiamo per una specie di istituzione, lo Sturehof, che è situato al centro di Stureplan. Una rivisitazione in chiave svedese di una sorta di rosticceria francese. È un locale dove ho portato a pranzo mio nonno di 94 anni. Si può anche andare in comitiva e bere birra e drink fino a tarda notte. È adatto a tutti.

Per bere qualcosa, di solito andiamo in un’enoteca che ha aperto da qualche anno ormai e si chiama Tyge and Sessil. Servono solo vini naturali e sono davvero ottimi. Con la gamma di proposte che offrono e i piccoli produttori con cui collaborano è impossibile non trovare qualcosa di davvero buono.

Babette è dove vanno a mangiare gli chef. Un posto davvero carino dal carattere molto contemporaneo. È un ristorante moderno che propone piatti svedesi semplici ma superbuoni. Non è chic. È molto semplice e onesto.

Quando si tratta di cenare, siamo piuttosto conservatori. Ci sono tanti posti stupendi a Stoccolma. Di solito optiamo per una specie di istituzione, lo Sturehof, che è situato al centro di Stureplan. Una rivisitazione in chiave svedese di una sorta di rosticceria francese. È un locale dove ho portato a pranzo mio nonno di 94 anni. Si può anche andare in comitiva e bere birra e drink fino a tarda notte. È adatto a tutti.

Per bere qualcosa, di solito andiamo in un’enoteca che ha aperto da qualche anno ormai e si chiama Tyge and Sessil. Servono solo vini naturali e sono davvero ottimi. Con la gamma di proposte che offrono e i piccoli produttori con cui collaborano è impossibile non trovare qualcosa di davvero buono.

Babette è dove vanno a mangiare gli chef. Un posto davvero carino dal carattere molto contemporaneo. È un ristorante moderno che propone piatti svedesi semplici ma superbuoni. Non è chic. È molto semplice e onesto.

Abbiamo anche Coco & Carmen e il suo ristorante affiliato, Punk Royale. Quest’ultimo è molto particolare, ma fantastico, è stato aperto un paio d’anni fa a Södermalm. Hanno cominciato con il servire piatti come le lumache da giardino, quelle rurali, semplicemente sminuzzate in una tartare. Servivano una tartare di cavallo indossando maschere da cavallo. Un piatto su 10 era disgustoso, ma la maggior parte era davvero sorprendente. È super, super buono.

Scopri di più su Rubato al link atemporubato.com

Fotografie di Milad Abedi

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