
Il laboratorio di Berlino di Korbinian Ludwig Heß è avvolto in un’atmosfera di pace, tranquillità e serenità. Quando si entra nel piccolo negozio, situato in un’area residenziale costruita alla fine del XIX secolo, sembra di varcare la soglia di un altro mondo.
Tutto ciò che si sente è il suono dei martelli e il distintivo ronzio delle antiche macchine da cucire a pedale. Subito arrivano il profumo del cuoio e del legno, ma nessuna traccia di sentori chimici: la colla utilizzata è fatta in casa con amido e altri ingredienti naturali.
Korbinian Ludwig Heß ci aspetta nell’anticamera del suo laboratorio. L’arredamento prevede un antico divano e una vetrina minimalista in cui sono esposti alcuni campioni di scarpe. Lui è piuttosto alto e dall’aspetto serio, ma irrompe in un sorriso accogliente quando ci saluta stringendoci la mano.
Il rumore dei martelli riprende e quando gli domandiamo da dove provenga, ci conduce nello studio, dove uno dei suoi collaboratori sta lavorando con il martello a delle tomaie in cuoio stirate sopra la forma. Si tratta di una tecnica che necessita di una grande abilità.
Korbinian Ludwig Heß spiega che è in grado di capire dalla porta accanto se il calzolaio sta lavorando bene solo dal suono prodotto dal martello. Giudicare a orecchio il lavoro fatto a mano può sembrare folle alle persone abituate a vivere nel mondo digitale eppure nella sfera del nostro ospite è del tutto normale.
“Ogni paio di scarpe che creo è unico. Chi lo indossa viene messo al centro. Non guardo solo alle misure del piede. Osservo il modo in cui il corpo si muove, il suo passo e persino la sua personalità. È una collaborazione che si basa su confidenzialità e fiducia”.
“Lavorare a mano è il modo più onesto di creare qualcosa. Mi consente di avere il controllo su ogni minimo dettaglio. Posso assicurarmi che le scarpe siano belle esteticamente ma anche funzionali e durature. Il lavoro a mano conferisce al prodotto finito un’anima che spesso manca nei prodotti realizzati a macchina”.
“Traggo ispirazione dalle storie personali dei clienti. A volte dei minuscoli dettagli tratti dalla loro vita: un pezzo di arredo, un’auto d’epoca o una canzone. Qualsiasi cosa il cliente mi mostri può contribuire al design della scarpa. Sono spinto da un misto di estetica, minimalismo e qualità dei materiali. Spesso ridurre all’essenziale sortisce l’effetto migliore”.
“Il tempo che ho trascorso a Vienna con Rudolf Scheer & Söhne è stato davvero formativo. È lì che ho imparato le tecniche basilari e ho acquisito una profonda comprensione della tradizione e dello stile della calzoleria artigianale viennese. Nonostante le scarpe che realizziamo oggi siano differenti da quelle che creavo una volta, ascoltando attentamente mentre le si osserva si può ancora sentire in lontananza una flebile eco di un valzer viennese”.
“La calzata delle scarpe significa molto più di un perfetto adattamento al piede. Deve supportare l’intero corpo e mantenerlo in equilibrio. Delle buone scarpe influiscono sulla postura e sul passo. Dovrebbero dare a chi le indossa la sensazione di un movimento naturale. La vestibilità è frutto dell’unione del comfort con la funzionalità e l’estetica. La scarpa deve adattarsi sì al piede, ma anche al cliente stesso”.
“I clienti si rivolgono al mio laboratorio perché sono alla ricerca di qualcosa di unico. Quello che offro è una consulenza approfondita e personale e un’attenzione a 360°. Ecco perché molti di loro tornano dopo il primo paio, dopo il secondo e così via. Perché ottengono un paio di scarpe e, in più, un pezzo di artigianato creato appositamente ed esclusivamente per loro. È una questione di fiducia. I miei clienti sanno che sono in grado di comprendere le loro idee e le loro necessità”.
“In questo mondo sempre più automatizzato credo fermamente che la domanda di prodotti artigianali su misura sia destinata a crescere. Le persone vogliono qualità, unicità e sostenibilità. E questo è ciò che offre l’artigianato tradizionale”.
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Fotografie di Tommi Aittala
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