“Sono sempre stata appassionata d’arte”, afferma Lucile Roy mentre ci addentriamo nel fitto labirinto di scale di un edificio affacciato su un tranquillo cortile del 10° arrondissement di Parigi. “Ritengo sia impossibile lavorare come artigiani senza essere influenzati da diversi tipi di creatività.” Ci guida fino alla porta di un loft nascosto che si rivela essere un tripudio di dipinti astratti e arredamento di design. Nell’aria aleggiano le note del celebre direttore d’orchestra francese Yan Pascal Tortelier, intrecciate al profumo di tabacco e Chanel No.5. È un luogo incantevole in cui stare, la quint’essenza dello stile parigino.
“Questo spazio appartiene a Nadine Cadot” spiega Lucile prima di sollevare una pila di camicie bianche da una sedia firmata Marcel Breuer Wassily e invitare ad accomodarmi. “È una stimata collezionatrice d’arte e grande amica di famiglia con cui trascorro il tempo quando mi trovo a Parigi.” Lucile vive a Bordeaux, ma passa una settimana al mese nella capitale per incontrare i suoi collaboratori, ritrovarsi con gli amici e, cosa più importante, per la sua dose di cultura parigina. “Adoro le diverse ispirazioni che riescono a dare Bordeaux e Parigi,” ci racconta. “Bordeaux è tranquilla e vicina al mare, così quando dipingo o lavoro la ceramica riesco a sentirmi profondamente connessa alla natura. Parigi, d’altro canto, regala energia e coinvolgimento con persone carismatiche, aspetto fondamentale per chi possiede un’indole creativa.”
La personale inclinazione creativa di Lucile è quella della camiceria, una passione con radici profonde in famiglia. “Sono cresciuta in un piccolo paesino chiamato Courley nel dipartimento di Deux-Sèvres. Nel 1945, il mio bisnonno, René Moynaton, fondò lì un atelier di camicie che passò poi di generazione in generazione, dai miei nonni a mio padre.”
Grazie all’atmosfera rurale del posto, l’attività della famiglia di Lucile si concentrò originariamente su un abbigliamento da lavoro. Ben presto, però, iniziarono a diffondersi camicie con un design più elegante.
Nella storia della camiceria è raro trovare un atelier dedicato esclusivamente a clienti femminili. Lucile se ne rende conto e, partendo dai classici modelli di camicia maschile, avvia una destrutturazione delle aspettative e dei processi tradizionali di un’arte artigianale spesso patriarcale. “Sebbene le mie camicie nascano da un taglio e una base maschile, ciò che è fondamentale per me è enfatizzare la silhouette della donna, grazie a piccoli dettagli prettamente femminili” ci spiega. Il suo modello Capella è caratterizzato da un colletto alto, allacciato sul retro con un fiocco lungo e ampio. La particolarità dello stile di Hécat sono i grandi polsini alla moschettiera che danno un tocco di verve ed eleganza. E poi c’è Luna (la preferita di Lucile), una silhouette semplice che prende vita grazie a voluminose maniche rimborsate.
Ogni modello è unico e differente, ma ciò che li accomuna sono la qualità e il fit confortevole. “Utilizzo materiali sensuali, spesso una combinazione di mussola e popeline di Thomas Mason, perché la pelle risponde alle texture più delicate. Inoltre, il mio obiettivo principale è quello di far sentire le mie clienti a proprio agio,” ci svela Lucile. “I miei sono modelli dal taglio leggermente oversize, che arrivano a metà coscia per garantire libertà di movimento.”
Una camicia richiede dalle tre alle quattro settimane di lavoro (una tempistica lodevole considerato l’adattamento della lunghezza e della vestibilità per ogni richiesta), ma Lucile non è interessata solamente al processo artigianale. È molto affascinata dal modo in cui ciascuna donna interpreta le sue camicie come una tela bianca. “Questo perché i miei modelli sono talmente semplici da lasciare spazio all’espressione della propria personalità, che, a parer mio, è il tratto distintivo dello stile vero e proprio. L’abbigliamento non è credibile se ci si limita a replicare l’apparenza di qualcun altro.”
Come darle torto. Questa filosofia ha ispirato Lucile a spingersi oltre la comfort zone della ‘camiceria classica’. “Considerando in particolare l’anno passato, credo che sia stata proprio questa pandemia a portarmi a creare nuovi modelli per l’estate, caratterizzati principalmente da colori e righe,” ci racconta. “Mantenendo comunque una linea senza tempo, ma offrendo uno stile più colorato, vorrei dare il benvenuto a nuove clienti e riportare un po’ di vita alla nostra società, dati gli ultimi tempi in cui ci siamo tutti un po’ spenti.”
È una mossa intelligente che potrebbe trovare il consenso di donne alla ricerca di capi nuovi, entusiasmanti, ma sempre finemente realizzati, dopo un anno di outfit “da casa”. Lucile, tuttavia, ci confessa che lei rimarrà fedele a uno stile minimal. Come sue fonti d’ispirazione per quanto riguarda la semplicità, cita donne come Françoise Hardy, Charlotte Gainsbourg e Fran Lebowitz. “Vestono tutte in modo diverso, ma la camicia bianca rappresenta il fulcro del loro guardaroba, e dona un senso di eleganza alle loro forti silhouette. Il mio obiettivo a lungo termine è essere identificata come la donna che realizza la camicia bianca perfetta” rivela.
Nonostante l’ambiente eclettico di questo appartamento ricco d’arte, è proprio la semplicità della camicia di Lucile ad attrarre la mia attenzione mentre siamo sedute e chiacchieriamo insieme. È evidente che la strada che ha imboccato sia quella giusta, e non sarebbe un’esagerazione affermare che la sua aspirazione ha buone probabilità di diventare realtà.
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(Foto di Mike Cornelus)
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